• Una storia a lieto fine – da immigrati al ricongiungimento familiare

    Pubblicato mercoledì, 20 maggio 2015

    ..La diversità è L’unica cosa che abbiamo veramente tutti in comune, celebriamola ogni giorno … questo è un invito alla condivisione e riflessione –‪#‎weareallhumans‬

    Roma, 18 Maggio 2015

    [nzs_heading heading=”3″] Un abbraccio commovente, quello di una Mamma Nigeriana che dopo 5 anni rivede le sue bambine. [/nzs_heading]

    Lei e il marito si trovavano in Libia quando  furono costretti a fuggire, la guerra li aveva colti all’improvviso. La Nigeria era irraggiungibile, le strade bloccate dai militari e l’odio aveva scatenato pulizie etniche. Non cercavano un futuro migliore,  desideravano semplicemente la possibilità di avere un futuro.

    L’esperienza che ho vissuto ieri è una di quelle che marca un segno profondo nella percezione della vita e dei valori. Esperienza per la quale posso solo ringraziare la mia famiglia.

    I miei genitori mi hanno sempre insegnato i valori dell’uguaglianza e della famiglia, valori che dovrebbero essere alla base della civiltà ma che purtroppo a volte sembrano essere posti nel dimenticatoio. Certamente la comunicazione di massa non aiuta a sviluppare compassione e buon senso, alimentando quella patina poco visibile ma tangibile di esterofobia.

    Per  questo mi piacerebbe raccontare questa storia. Un sospiro di umanità, una storia bella che nel marasma cupo delle notizie di cronaca tenta di regalare un sorriso.   Una storia di immigrazione a lieto fine .

    Questa è la dimostrazione che l’amore per i figli non ha colore, razza o luogo di nascita. Che la caparbietà riesce a volte ad avere la meglio su macchine burocratiche apparentemente amovibili.

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    Mi trovavo a Roma perché dopo mesi di lotte, scartoffie e avamposti corrotti la mia famiglia era riuscita ad ottenere gli ultimi documenti affinché le due bimbe potessero arrivare legalmente in Italia e ricongiungersi alla famiglia.

    Ho accompagnato la mamma A. nel caso in cui qualcosa andasse male e servisse un interprete. Arriviamo a Roma verso le due e l’aereo da Lagos che trasportava le due bimbe sarebbe atterrato alle 17.30 , un attesa che sembrava infinita pur se nulla in confronto ai 5 anni che A. ha dovuto attendere prima di poter rivedere le sue figlie.

    Durante il viaggio A. mi ha raccontato la sua storia più nel dettaglio e molte cose che mi sfuggivano adesso erano più chiare. Questo distacco sarebbe dovuto durare poche settimane, lei andava a trovare il Papà M. in Libia dove lavorava come meccanico. La guerra scoppiò improvvisa e scavò un solco invalicabile tra i genitori e le figlie.

    A. non poteva immaginare che quel saluto sull’uscio della scuola elementare sarebbe durato 5 anni. Una distanza incolmabile  se non ci fosse stato l’intervento di chi spinto dall’amore e dal senso di umanità ha dato anima e corpo per questa causa.

    Come migliaia di immigrati clandestini, A. e M. sfidarono il mare affidando la loro vita alla sorte e agli scafisti. Lei piange ogni volta che sente le notizie di barconi affondanti e morti nel mediterraneo .. ” it could have happened to us” poteva capitare a noi.

    A. era incinta di 5 mesi e le permisero di portare a bordo un pezzo di pane e del succo di frutta. Uno strappo alla regola che vieta altrimenti  di trasportare alcun bene a bordo.

     Il viaggio fu breve. “Solo” 3 giorni di mare, senza acqua né cibo ma alimentati dal desiderio e della speranza, sorretti  dalla loro fede in Dio. La probabilità di non farcela era contemplata eppure il rimanere sarebbe stato andare incontro alla fatalità della guerra in Libia.

     “Ci lanciarono delle bottiglie d’acqua” ricorda A. quando dopo tre giorni il cielo e mare incominciarono a fondersi a causa del deperimento e della stanchezza e finalmente arrivarono i soccorsi.

    Il loro viaggio era finito , la loro epopea per potersi ricongiungere era appena iniziata .

     Le bambine allora 5 e 9 anni rimasero in Nigeria dai nonni, il processo burocratico per poter farle arrivare in Italia legalmente era praticamente impossibile da affrontare da soli.

    Anni dopo A. e M. ottennero il visto permanente, acquisendo gli  stessi diritti e doveri dei cittadini Italiani.  Ma purtroppo il lavoro é poco, A . si da fare aiutando a sistemare la spesa in un supermercato, M lavora come meccanico, essendo qualificato e competente . Nel frattempo nasce R. , che si fece il viaggio al sicuro del grembo materno e che vide la luce in Sicilia  stregando tutti coloro che incrociarono il suo sguardo.

    Proprio grazie a quello sguardo e alla delicata compostezza  della mamma, la mia famiglia si avvicinò ad A, M. R.  e alla loro storia. Due chiacchiere che si  trasformarono in  amicizia. L’ amore per i figli parla  una lingua universale,  e  dopo aver ascoltato le vicissitudini  dei due, senza alcuna nozione in affari esteri , migrazione, visti e burocrazia la mia famiglia decise di portare a termine questa missione.

    ..La diversità è L'unica cosa che abbiamo veramente tutti in comune, celebriamola ogni giorno ... questo è un invito alla condivisione e riflessione - ‪#‎weareallhumans‬

    – Le bambine sono bellissime. Sorridenti e solari , incantate da tutto ciò che le circonda varcano la soglia del terminal 3 e io emozionato come non mi era mai capitato osservo incredulo. Ci eravamo riusciti. Sono orgogliosissimo della mia famiglia e mi scappa qualche lacrima che tento di nascondere. La polizia mi ferma mentre cerco di fotografare questo miracolo – E’ vietato fotografare in aeroporto 🙂

    La diffidenza iniziale si dissipa dopo qualche scatto e tanti giochi. Io e le bimbe corriamo per i duty free e saliamo le scale mobili al contrario.  Oggi 9 e 13 anni, le piccole K e D si riuniscono alla mamma che avevano salutato anni prima. Per loro inizia una storia nuova. Un avventura che avrà tante difficoltà ma anche tutto il supporto di due famiglie che le adorano. La loro e la nostra.

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    Quest’avventura ha coinvolto un sacco di personaggi che hanno  semplificato e reso possibile la riuscita dell’impresa. Si è innescato un meccanismo solidale encomiabile e inaspettato. Nell’era dell’individualismo ancora c’è spazio per la solidarietà.

    Molti amici e parenti hanno contribuito economicamente aiutandoci a pagare le continue tasse e bolli, che il governo italiano impone alle famiglie straniere residenti in Italia e  che intendono riunirsi. Ci hanno aiutato per i biglietti aerei e le spese per i passasporti altrimenti insostenibili. Una grande mano d’aiuto è arrivata da chi lavora negli vari uffici coinvolti che si sono dimostrati disponibili e competenti nonostante le avversità e le difficoltà del caso.

     

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    Da oggi tutti i miei servizi, Viaggi fotografici, Lavori avranno una percentuale minima volontaria che destineremo a questa splendida famiglia. Se aveste una possibilità lavorativa per la mamma o il papà non esitate a contattarmi. Così come se questa storia vi ha stretto il cuore condividetela .. magari riusciremo a fare qualcosa di bello 🙂

    Pictures shot with my mobile ©robertozampino usage is not allowed unless written agreement

     

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